venerdì 30 luglio 2010

Io sono lucano, abbiamo il bonus per il petrolio noialtri


L'unica fregatura delle Maserati è che non raggiungono quasi mai, se non in condizioni particolarmente favorevoli, la velocità dichiarata dalla casa. Sono a 275 chilometri orari. Dieci in meno di quelli che avrei dovuto agevolmente raggiungere. Di contro sono seduto su una fottuta poltrona in pelle e sembra che mi stia godendo il panorama nel salotto di casa mia. A livello di comfort niente da invidiare ai materassi più comodi del Padre Eterno in persona. Tra l’altro l’alternativa era una Porsche Carrera. Troppo demodè. O per lo meno questa è l’idea che mi sono fatto. Mi sono affidato piuttosto al mio gusto estetico. E questa Gran Turismo è veramente una puttana di primissima classe. Né grassa, né anoressica. Né raffinata, né volgare. Né timida, né invadente. Il mio tipo. Sul sedile a fianco c’è un bottiglia di Captain Morgan. Lo so, l’etichetta è ridicola con quel pirata rincoglionito vestito di rosso che propaganda il suo sorriso da ebete e i baffetti alla D’Artagnan. E il design della bottiglia credo non sia mai cambiato dalla prima volta che hanno messo in commercio questa roba. D’accordo, non sono il più grande intenditore di rum sulla faccia della terra e non ho nessuna dannatissima intenzione di diventarlo. Ma è l’unica sostanza al mondo in grado di farmi stare bene veramente. Sembra assurdo. Ma quando bevo Captain Morgan io sto bene. Sul serio. In condizioni normali mi scolo una bottiglia ogni due giorni. Mi hanno suggerito spesso di assaggiare rum più pregiati di questo decantandomene la qualità. Dicono che esista roba veramente di un’altra categoria. Ma quando trovo qualcosa che mi piace tendo a impigrirmi e a rimanere fedele nei secoli. Tra l’altro non berrei mai del rum che arriva da Cuba. Troppo sputtanato. Potrei al massimo collezionare bottiglie vuote di Havana Club e usarle per decorare le mensole vuote del mio salone. Sto rallentando. Da qualche chilometro la spia della benzina mi suggerisce di fermarmi per fare rifornimento. Ed entro nella prima area di servizio. Un ragazzino smilzo con la tuta dell'Agip si avvicina stancamente e gli apro il finestrino. Il pieno, gli dico. Il pieno? Risponde in tono interrogativo. Sì il pieno, ripeto. E lo vedo che ha già preso la pompa. In un minuto riempie il serbatoio della mia Maserati ed è già di ritorno. Frugo nel cruscotto e tiro fuori una carta magnetica. Gliela porgo. E' la tessera del governo, gli dico. Io sono lucano, abbiamo il bonus per il petrolio noialtri. Il ragazzo resta in silenzio. E' come una carta di credito, aggiungo. Sì sì, risponde lui timidamente. Beh e allora perché stai lì impalato? Ecco signore, balbetta, pensavo che questa fosse la mancia.

Elementi utili: http://ilquotidianodellabasilicata.ilsole24ore.com/it/Basilicata/potenza_benzina_bonus_petrolio_royalties_defilippo_latronico_1033.html

giovedì 29 luglio 2010

E chi cazz'è Sarah Nile?


Carmine è agitato. Lo osservo che è intento a sbirciare tra le schiene dritte di quelli che ci stanno davanti. Tende l’orecchio per ascoltare e mi dedica strani cenni con il viso. Hai sentito, Joe? Mi fa. Stanno imbracando un personaggio famoso per fare il volo dell’angelo. Mi fingo leggermente curioso e domando: davvero? Annuisce con la testa e sorride come un ebete. Vado a vedere. Si sposta in avanti scusandosi in anticipo con tutti per gli strattoni sentiti che assesta con i gomiti e le ginocchia. Nel frattempo io mi guardo intorno e mi godo le dolomiti lucane. Sono pochi minuti di silenzio e pace. Carmine torna tutto trafelato ed eccitato. Si aspetta che gli chieda qualcosa. Non lo faccio. Sicuro del mio interessamento mi vomita addosso il suo scoop. In pratica c’è quella tizia famosa. Ah, gli faccio mentre mi proteggo gli occhi dal sole con una mano in fronte. Sì, Sarah Nile. E chi cazz’è Sarah Nile? Gli chiedo. Come chi è Sarah Nile? Ripete lui sgranando gli occhi. Quella del Grande Fratello. Muovo leggermente la testa e fingo di pensarci su. La playmate, dai che la conosci. Sicuro che la riconosci se la vedi. Forse se la vedo, ripeto dubbioso. Ma che fa questa? Gli domando. Te l’ho detto, il Grande Fratello. Ah, fa il Grande fratello. Sì. Fa i calendari. Che calendari? I calendari sexy. Ah, fa i calendari sexy. Fa pure la pittrice. Ah, fa la pittrice. E’ una modella. Cazzo Joe, come fai a non conoscerla. Boh, gli dico mentre avvicino le labbra e il mento al naso per rafforzare i miei dubbi. C’è una troupe. La stanno riprendendo, continua a dirmi. E’ venuta a Pietrapertosa, ti rendi conto. A fare il volo dell’angelo. La fila non si snellisce e comincia a fare caldo. Carmine è in silenzio da una trentina di secondi quando mi volto di scatto e gli chiedo. Ma questa tizia ha pagato i 40 euro del biglietto?


Elementi utili: http://ilquotidianodellabasilicata.ilsole24ore.com/it/basilicata/potenza_castelmezzano_volo_sarah_1431.html

http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_dallapuglia_NOTIZIA_01.php?IDNotizia=352662&IDCategoria=12

mercoledì 28 luglio 2010

Botte da orbi all'Anas


Allora mi raccomando ragazzi, senza esitazione. Stavolta ci devono dare quello che vogliamo. Mentre parla stringe il pugno e lancia un’occhiata d’intesa agli altri. Poi dà una scrollata alla spalla di quello alto, vicino a lui. Non devi essere teso Boss, gli dice. Vai là dentro e spacca tutto. E l’altro sorride. Ha ragione Vincent, interviene l’unica donna del gruppo mentre si aggiusta con una mano la piega della giacca grigia e con l’altra tortura una collana classica di perle che le organizza tre giri intorno al collo. L’importante è che non siamo remissivi. Ok ok, ragazzi, Vito rassicura tutti mentre stringe nelle mani la sua ventiquattrore di pelle. Tu, Rose, naturalmente vieni con me. Lei annuisce. Voialtri aspettate qui. Oltre a Vincent ci sono altri due tizi. Il primo è stempiato, viso rotondo con occhialini poco vistosi. L’altro, sulla cinquantina, ha capelli lisci tirati in avanti, occhiali rettangolari, doppio mento pronunciato e una discreta pancia. Indossa un abito classico nero e camicia celeste senza cravatta con il primo bottone staccato. Ci devono costruire le strade, aggiunge quest’ultimo. Ci devono dare i soldi. Ci trattano sempre come il buco del culo del mondo. Fate il diavolo a quattro là dentro, se no siamo veramente nella merda. Il Boss si morde un labbro. La donna accanto a lui si mostra sicura. Gli altri due sorridono, mentre l’uomo con l’abito nero si accomoda su una panchina. Tranquilli ragazzi, ci faremo valere. Il Boss cerca ancora di darsi coraggio. Questa volta mi incazzo come una bestia. Non voglio sentire ragioni. Bene, così ti vogliamo, approva di nuovo quello seduto. Adesso andate. I due entrano in un fabbricato lì vicino. Un’insegna con luci a intermittenza dell’Anas campeggia accanto alle finestre del primo piano. Un paio di hostess in mini gonna li accompagnano. Nel frattempo anche gli altri due che erano rimasti fuori in piedi si accomodano sulla panchina nello spiazzo. Dall’interno del fabbricato cominciano a sentirsi le prime urla. E poi i primi rumori. Come di sedie che volano. Ancora urla. E poi forse schiaffi. Parolacce. Cristo santo, se le stanno dando di santa ragione. Il tizio con gli occhiali quadrati si rivolge agli altri due che annuiscono con una smorfia tra il sorpreso e l’incuriosito. Altri dieci minuti di frastuono. Botte, urla, bestemmie. Stavolta Vito sta facendo sul serio; è Vincent a parlare muovendo ritmicamente la mano per esprimere la sua soddisfazione. Stanno uscendo; è l’uomo stempiato ad accorgersene per primo. Si alzano in piedi. Gli altri due barcollano mentre si dirigono verso di loro. Il Boss si tiene la schiena con una mano. La giacca e la camicia sono quasi del tutto strappate. Ha un sacco di escoriazioni in volto. I vestiti della donna stanno messi anche peggio. Lei cammina a stento poggiandosi a Boss. E’ senza una scarpa e le manca una lente degli occhiali ormai completamenti deformati. Ci siete andati giù pesante. E’ Vincent a rompere un silenzio imbarazzato. Il Boss prende un attimo fiato prima di cominciare a parlare con tronfia soddisfazione. Quando ci vuole, ci vuole.

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Quelle fottute alghe


Tiro fuori dal cofano della macchina la mia nuova canna da pesca. E’ in carbonio? Mi domanda Carmine. Certo che è in carbonio, gli rispondo senza guardarlo; le Shimano ormai sono tutte in carbonio. Quanto cazzo l’hai pagata? E’ la più costosa, continuo mentre tiro fuori con cautela il resto degli arnesi. Fammela vedere. Gliela porgo con riluttanza mentre sbatto il cofano della mia Golf e chiudo gli sportelli con il telecomando. Questa è veramente un’opera d’arte, Joe. Carmine sgrana gli occhi rigirandosela tra le mani. Stai attento. Mi incammino verso la riva del lago. Tranquillo, tranquillo, mi risponde. Non te lo rompo il tuo gioiellino nuovo. Mi accompagna organizzando un paio di battute condite con la sua ritmica risata isterica. Abbozzo un mezzo sorriso ogni volta, poi mi fermo al solito posto per sistemare la canna da pesca. Mi ripassa la canna e si stiracchia le braccia osservando il lago. Certo che il Pertusillo sembra veramente un pezzo d’Irlanda. O no? E mi fa una smorfia con gli occhi. Già, gli rispondo mentre tiro fuori le esche da un secchio. Si toglie le scarpe e i calzini. Vado a bagnarmi i piedi mentre sistemi la tua nuova bambina. Faccio appena un cenno con la testa. Cazzo, Joe. E’ Carmine che grida per attirare l'attenzione. Vieni a vedere una cosa. Che c’è? Gli domando. Vieni a vedere. Che cazzo, sto sistemando la canna da pesca, dimmi che c’è. Devi venire a vedere, insiste. Dannazione, ma che cosa devo vedere? Joe, se ti dico che devi venire a vedere, significa che devi venire a vedere. Respiro a pieni polmoni prima di sbuffare talmente forte che l’aria sposta un paio di minuscoli rametti stesi sulle pietre. Poggio la canna a terra e lo raggiungo. Carmine mi fa cenno con una mano e indica l’acqua. Guarda quanti pesci morti. E senti che puzza. Cristo santo hai ragione, gli dico. E il colore dell’acqua, guarda, sembra merda. Mi piego mentre Carmine continua a farmi notare altri particolari. Che cazzo sono quelle piante? Mi domanda mentre sposto delle enormi foglie verdi molto simili alle ortiche. Non ne ho idea, gli dico. Ho paura che non potrai battezzare la tua nuova canna da pesca oggi. Questa volta non gli rispondo. Comunque sono alghe, continua. Quelle sono delle schifosissime alghe. Mi alzo in piedi e mi guardo intorno. Altri pesci morti e l'acqua fa schifo. Mi sa che oggi si torna a casa a mani vuote, dico mentre sposto con i piedi un paio di pesci. Con questo petrolio del cazzo stanno rovinando tutto. Carmine mi guarda dubbioso. Secondo me non c'entra niente il petrolio, sono quelle alghe. Non mi piacciono proprio, sicuramente sono velenose. Qualche discarica abusiva, riprendo a parlare. Sicuro, è pieno di discariche abusive. Stammi a sentire Joe; Carmine mi rincorre dopo aver recuperato scarpe e calzini mentre io mi avvio verso gli attrezzi. Non c'entrano nemmeno le fottute discariche abusive. Sono quelle alghe schifose. Sono tossiche. Nel frattempo prendo la roba e mi avvio verso la macchina. O qualcuno ha pensato di risparmiare su un depuratore vecchio e malfunzionante, riprendo a parlare. Tanto la roba finisce nel lago e non se ne accorge nessuno. No no no no, Joe. Carmine muove la testa ritmicamente mentre si rimette le scarpe. Sono quelle alghe del cazzo. Hanno avvelenato l'acqua. Ci sono delle fabbriche qui vicino? Chiedo a Carmine. Non lo so, ma non spremerti le meningi. Uno scarico di sostanze tossiche, continuo a pensare ad alta voce. Tu non vuoi ascoltarmi, interviene ancora Carmine. Sono state le alghe ad ammazzare quei pesci. Mi volto di scatto, spingo Carmine con le mani e lo faccio cadere di peso a terra. Hai rotto le palle con questa stupida fissazione delle alghe. Basta. Lui si rialza e apre il portello della macchina. Si siede per primo e farfuglia a mezza voce. Tanto sono state le alghe ad ammazzare quei pesci.

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