E’ una di quelle fottute mattine in cui ogni cosa che butti nello stomaco diventa gelida e si blocca nell’intestino. E hai la sensazione precisa, netta, che non sarà affatto una bella giornata. Il caffè che ho preso da due minuti non ha avuto effetto sul rossore dei miei occhi appannati. Il vento fischia sulle finestre. La pioggia batte sulla strada e sulle ringhiere. Un frastuono che tortura la mia testa.
giovedì 5 agosto 2010
Uomini e tope da catasto
E’ seduto sulla sua poltrona con il telecomando in mano. Muove ritmicamente le gambe fino a procurarsi una discreta erezione. Continua a cambiare canale meccanicamente, ma non osserva il video. Guarda invece il culo della ragazza che sta lavando i piatti in cucina. Poi si volta verso il corridoio. Da dove provengono rumori di pettini, spille e mascara presi e poggiati sul lavandino. Rocco, prendo la tua macchina stamattina visto che sei a casa. E’ la donna in bagno. Va bene, sibila lui mentre continua nel suo esercizio. Passano appena due minuti e la sente mentre tortura il pavimento con i suoi tacchi. Sbircia di lato e la vede uscire. Si alza di scatto dalla poltrona e corre verso la cucina. Abbraccia da dietro la ragazza e comincia a sbavarle sul collo. Lei sorride divertita. Andiamo, le dice. Devo finire lavare piatti, Rocco. E ride. Ma chi se ne fotte dei piatti. Le palpa i seni. Lei si divincola per gioco. Alla tv c’è Barbara D’Urso che se la ride con Platinette. Continua a leccarle il collo e ad accarezzarla ovunque da dietro. Dai Rocco, ho sapone su mani. Aspetta. Ma chi se ne fotte del sapone. Che devo aspettare? Platinette adesso si sta incazzando con qualcuno. Rocco invece tira giù i jeans della ragazza e le morde il culo due o tre volte prima di spostarle di lato il perizoma. Da un’altra stanza si sente una specie di lamento. E’ la vecchia, aspetta Rocco. Gli dice. Ma lasciala perdere, la vecchia. Ma poi fa cacca addosso, insiste lei. E la puliamo se si caca nelle mutande, ansima mentre si sbottona i pantaloni. Barbara d’Urso sta propagandando i salotti di Chateau d’Ax. Sei porco, Rocco. Sì, sono porco. Sono un porco maledetto e la prende da dietro. All’improvviso un frastuono dall’esterno fa tremare i vetri della finestra e delle ante sul balcone. Che succede, Rocco? Lui si volta un momento e tende l’orecchio. Poi la rassicura. E’ solo un elicottero, tranquilla. E poi così non sentiamo nemmeno la vecchia.
E’ un venerdì mattina di qualche mese più tardi. Rocco è ancora sulla sua poltrona e sta seguendo il notiziario sportivo prima di cena. Con una mano tiene il telecomando, con l’altra una bottiglietta di crodino che trangugia in due secondi, prima di afferrare una bustina di arachidi tostate che svuota direttamente in bocca. Sta ancora masticando quando sente l’inconfondibile e ritmato suono dei tacchi da dodici provenire dal corridoio. E’ arrivata questa, Rocco. E’ la moglie che gli mostra una lettera dall’entrata del salone. Senza avvicinarsi. Che cos’è? Le chiede con aria annoiata. Dice che a seguito dei controlli con gli elicotteri hanno rivelato delle anomalie nella nostra casa. Che cazzo è sta storia? E’ il catasto, continua lei. Adesso c’è la sanatoria. Bisogna pagare. Ma non abbiamo costruito niente di abusivo. Lei lo guarda e gli lancia un’occhiata obliqua. Qui dice che risulta una certa Larysa Andievska da accatastare. Oh cazzo, risponde lui ingoiando un paio di arachidi senza neppure masticarle.
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